Gli occhi di Amy

Goodwood Estate.
La fotografa britannica Amy Shore mette in scena luci e forme con delicatezza. Dove solitamente, in estate, è un festival palpitante ad attirare i visitatori, prende vita un assolo per due: Amy e la Porsche Taycan – un saggio fotografico in bianco e nero

   

Porsche Taycan Turbo
Consumo elettrico combinato: 26,6–22,9 kWh/100 km
Emissioni CO2 combinato: 0 g/km (Stato 10/2020)
Tutti i dati tecnici riportati negli articoli possono variare a seconda dei Paesi. I valori del consumo e delle emissioni di CO2 sono stati misurati secondo il nuovo procedimento di misura WLTP.

«Amo una fotografia onesta» Amy Shore
Amy Shore:

Amy Shore:

sa come muoversi nel sito di Goodwood, dove ha realizzato una delle pietre miliari nella sua carriera. Per una giornata, la signora del luogo è lei

Amy Shore è britannica, nata nel Leicestershire, a due passi dal circuito di Mallory Park. Le piacciono le strade di campagna, le cabine telefoniche rosse e i pub. La incontriamo davanti a un maestoso cancello bianco a Westhampnett vicino a Chichester, nel sud dell’Inghilterra. Ci apre la strada su una vasta area, di proprietà del Duca di Richmond. La dimora di famiglia è la Goodwood House, con un giardino così grande da contenere una pista da corsa. Una mecca del motorsport storico per il Goodwood Revival, con auto da corsa e abbigliamento d’epoca dagli anni Quaranta fino agli anni Sessanta. Il Goodwood Festival of Speed si sarebbe dovuto svolgere alcune settimane fa. Per intere giornate, vetture antiche e moderne avrebbero percorso il tracciato montano lungo 1,86 chilometri. L’ambiente sarebbe stato rumoroso ed eccitante, i prati pieni di gente. Ciò che rimane sono i congiuntivi e l’erba insolitamente alta sull’area. Sembra quasi di sentirla crescere. Il resto è silenzio.

Silenzio potente:

Silenzio potente:

di solito, i visitatori degli eventi a Goodwood ammirano centinaia di veicoli speciali. Oggi, la Taycan è l’unico ospite

Shore esce dalla Porsche Taycan Turbo color grigio vulcano. Un’imbracatura di cuoio marrone si incrocia sulla sua schiena. «So che sembra la briglia di un cavallo, ma è perfetta, perché ho sempre entrambe le fotocamere a portata di mano senza che sbattano tra di loro». La 29enne afferra la Nikon D6 sull’anca destra, obiettivo da 35 millimetri, mette a fuoco l’auto sportiva sulla linea di partenza della pista e preme l’otturatore. «Adoro gli obiettivi di ottima qualità. Questo qui dà allo spettatore la sensazione di trovarsi lui stesso sulla scena». Una Nikon D850 con un obiettivo da 85 millimetri penzola dall’imbracatura in pelle sulla sinistra. «La mia focale preferita per i primi piani», dice Shore. Ha ricevuto la sua prima fotocamera Nikon dai suoi genitori quando aveva 16 anni. Suo padre, di professione verniciatore di carrozzerie, l’ha contagiata con la sua passione per la fotografia. «Non avevo mai pensato di poterci ricavare di che vivere. Ecco perché ho studiato lavorazione dei metalli e argenteria», rivela. «Ho guadagnato i miei primi soldi come fotografa di matrimoni».

In una giornata estiva del 2013, le viene chiesto di fotografare la replica di un’auto d’epoca. «Non avevo alcuna idea delle auto», ammette Shore. Cita un consiglio dell’imprenditore Richard Branson, secondo cui a volte si deve semplicemente fare qualcosa e poi imparare da essa. «Da quella volta seguo questo consiglio». Quel lavoro è stato l’inizio della sua carriera e del suo sviluppo personale. Nel settore si chiama «Amy Style» e tutti sanno che questo significa una vicinanza e autenticità speciali. Oggi, ad esempio, il cielo è meravigliosamente grigio e drammatico. Shore è alla ricerca di una cornice immaginaria per la sua composizione di luce, colore e forma. Non usa la luce artificiale o il flash, il risultato sarebbe troppo falsato. «Finché i miei occhi possono ancora vedere qualcosa, le mie macchine fotografiche sono in grado di catturare esattamente questa visione. Amo una fotografia onesta».

Circuito di Goodwood:

Circuito di Goodwood:

Sir Stirling Moss vinse qui la prima gara della classe da 500 cm³ nel settembre del 1948. In mezzo al circuito di 3,8 chilometri si trova un campo di aviazione

Alza gli occhi in alto verso le cime degli alberi che si toccano cautamente, come se volessero trattenere un segreto lì sotto. Shore chiede a Craig Callum di posizionare lontano l’auto sportiva interamente elettrica. «Ci sono già centinaia di migliaia di foto della Taycan, io voglio raccontare una mia storia».

Dirige il suo assistente e co-fotografo assolutamente senza usare la voce – per timore reverenziale della calma insolita sul terreno a lei così familiare. «Queen of Goodwood», viene infatti chiamata affettuosamente dai suoi colleghi. Esclusivamente a gesti indirizza la Taycan nella posizione desiderata. Guardiamo il suo polso sinistro, adornato da braccialetti colorati dell’amicizia. Uno è nei colori dell’arcobaleno, a sostegno della comunità LGBTQ, un altro è della madre. Per lei la famiglia significa tutto, dopo i servizi fotografici chiama i suoi genitori per raccontare loro le sue esperienze. Così anche ieri, quando ha incontrato la Taycan per la prima volta. «La prima Porsche che abbia mai guidato», dice, cercando le parole. «Wooosh! Non potevo credere a questa accelerazione». Shore riflette sul suono del futuro e sulle emozioni in immagini. Lei e Craig non avrebbero mai visto così tanti animali durante un viaggio. «La Taycan ti permette di far parte della natura, una sensazione simile a quella di una meditazione Zen». Ama gli animali. A casa la attende Cat Moss – il suo gatto prende il nome dal pilota Stirling Moss.

«Ci sono centinaia di migliaia di foto della Taycan, io voglio raccontare una mia storia»

Shore vorrebbe fondere la bellezza del paesaggio con la modernità dell’auto sportiva. Le felci che ondeggiano magicamente al vento trovano un nuovo terreno nel riflesso nella verniciatura lucida. Continua a guardare la Taycan negli occhi. Quando la luce si attenua, si siede a gambe incrociate davanti al soggetto, scorre i suoi scatti e alza lo sguardo sorridendo. I fari si spengono. È come se la Taycan, soddisfatta, stesse dicendo «Thank You».

Christina Rahmes
Christina Rahmes

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