La storia infinita

Porsche Italia – Album di famiglia: Compagna fedele di un’intera esistenza. Sempre presente: in garage, nei viaggi, in pista, persino nei sogni. Non un’auto qualsiasi ma una 911 2.4 color melanzana

   

Il 15 Maggio 1972 entrava nella mia famiglia la Porsche 911 S 2.4 Coupé che posseggo tutt’ora. Tutto cominciò l’anno prima, quando andai con mio padre a vedere il film Le 24 Ore di Le Mans con Steve McQueen, dove l’attore-pilota nelle prime scene guidava una splendida 911 Coupé che mi abbagliò per la sua linea ed eleganza. Qualche tempo dopo il V6 Ferrari della Fiat Dino Coupé 2400 di famiglia si ruppe, e la 911 si trovò in pole-position per sostituirla, giocando a suo favore la carta dei due striminziti strapuntini posteriori.

Pur di guidarla la portavo continuamente a lavare

Tutto originale

Tutto originale

Gli interni della 911 S sono conservati e in ottimo stato nonostante l’uso frequente

All’inizio del 1972 l’unica 2.4 S che la concessionaria Car-Comauto di Milano aveva in pronta consegna era quella in vetrina, in colore 4040 «Aubergine», ovvero Melanzana. Si trattava di una Coupé con lo sportello dell’olio esterno (utilizzato solo nei modelli ’72) e col nuovo motore da 190 CV, l’interno con i sedili in similpelle beige e la moquette in tinta. Da allora la 911 si prestò ai viaggi di famiglia al mare – con me e mia sorella incastrati nei sedili posteriori con in braccio le valigie – ma anche alle «tirate» che facevo con papà a 200 km/h, quando eravamo soli in macchina. Finché una sera del 1976 mio padre mi comunicò la ferale notizia: «Oggi ho venduto la Porsche allo zio Luigi (detto Gino, abitava nel nostro condominio) e ho comprato una Range-Rover, più comoda per andare a caccia e per spostarci». Avrei voluto suicidarmi! Da quel giorno ho continuato a sognare la 911 che era rimasta nel garage sotto casa e che, con la scusa di farla lavare, guidavo comunque spesso. Quando mio zio venne a mancare, l’auto fu ereditata da mio cugino il quale per fortuna me la rivendette volentieri all’astronomica cifra (per allora) di 2 milioni di lire, e cosi finalmente «lei» fu tutta mia. Era il 1986, e già da qualche anno avevo iniziato a correre con vetture decisamente più potenti come le Carrera RS/RSR, fino alle 934 e 935 Turbo e i Prototipi. Ma la 911 S 2.4 non l’avrei data via per niente al mondo: la usavo principalmente per raggiungere gli autodromi dove andavo a correre, e come auto «da tutti i giorni». Nel 1989 mi iscrissi quasi per scherzo all’ultimo «Giro d’Italia Automobilistico», conquistando a sorpresa la mia classe.

Anniversario

Anniversario

All’Autodromo di Monza, nel 2013, in occasione dei festeggiamenti dei 50 anni della 911

Con lei ho anche vinto il Campionato Velocità del Porsche Club Italia nel 1990 e nel 1991 contro le ben più moderne 964 Carrera 4, che correvano nella mia stessa categoria, grazie all’agilità e leggerezza unite allo sprint bruciante della 911, che allora aveva già quasi vent’anni. Incredibile. Dopo due anni di dure battaglie la misi a riposo, usandola solo per fare qualche giretto, e rimettendola in pista solo quindici anni dopo, nel 2006. Risultato? 1o di Classe GT 2500 cc. nel Campionato Italiano Velocità Autostoriche 2006, con 5 vittorie su 5 gare disputate. Mica male per una macchina di 34 anni! Ricordo ancora lo stupore dei partecipanti quando a Varano arrivai guidando la mia 911 su strada come nelle manifestazioni Porsche Club degli anni ’80, quando si partiva in gruppo e si andava a fare delle «garette» come la 300 Km del Nurburgring per poi tornare, con la stessa macchina e su strada, la domenica notte in modo da essere lunedì mattina in ufficio. Ed eccola qui, ancora con me, ancora insieme dopo tutti questi anni. Ci sono stato rannicchiato dentro da bambino, ci sono andato al mare e in montagna, l’ho sognata tutti i giorni anche quando non era mia, l’ho guidata sulle strade di tutta Europa, e l’ho pilotata su tutte le piste. So che mio papà, da lassù, sorride tutte le volte che la uso ancora. E la storia infinita continua…

Mauro Borella
Mauro Borella
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