Perché quello della 911 Dakar è lo chassis sportivo più versatile del mondo?

La 911 Dakar combina le proprietà fuoristradistiche di un SUV con l’agilità di una vettura sportiva, garantendo così sempre un handling ottimale.

   

Achim Lamparter ci va cauto con i superlativi. Il General Project Manager della Porsche 911 Dakar preferisce non asserire che la sua auto sia dotata del telaio più versatile del mondo. Ma poi ci ripensa: «Per una vettura sportiva, sì. In questo segmento, la Dakar è senza ombra di dubbio l’auto con la maggiore propensione.»

Rispetto a una 911 «normale» con assetto sportivo, la 911 Dakar appoggia su montanti che sollevano la carrozzeria di altri 40 millimetri dal suolo. E gli pneumatici All-Terrain, con i loro fianchi alti, aggiungono altri 10 millimetri. La chicca è il sistema di sollevamento idraulico. Sviluppato per l’avantreno di vetture sportive molto ribassate, sulla Dakar è attivo anche sul retrotreno, consentendo di sollevare la carrozzeria di ulteriori 30 millimetri. In questo modo, si possono ottenere ben 191 millimetri totali di distanza dal suolo. I livelli di un SUV.

Sistema di sollevamento:

Sistema di sollevamento:

l’altezza da terra normale dello chassis sportivo supera di circa 50 mm quella di una 911 Carrera. Grazie a un sistema di sollevamento, si ottiene un innalzamento di altri 30 mm su avantreno e retrotreno.

Ma altezza significa rigidità? No, la 911 Dakar è stata testata sulla Nordschleife, padroneggia curve, velocità massime e cambi di velocità con la stessa sicurezza di tante sue parenti. Non è propriamente alla pari dei modelli 911 GT3 attuali, per via del baricentro troppo alto. «Ma i suoi tempi sul giro sono al livello di una GT3 tipo 996 e questo nonostante gli pneumatici All-Terrain tassellati e una velocità massima autolimitata a 240 km/h.» (911 Dakar: consumo carburante combinato (WLTP) 11,3 l/100 km, emissioni CO₂ combinato (WLTP) 256 g/km)

Porsche ha fatto il possibile per ottenere la migliore stabilità di guida con la trazione integrale. Di serie, la vettura non è dotata soltanto di PASM (smorzamento attivo), ma anche di sistemi HAL (asse posteriore sterzante), PDCC (bilanciamento dinamico) e PTV+ (ottimizzazione della sterzata con interventi frenanti alla ruota posteriore interna alla curva), oltre che di bloccaggio del differenziale posteriore a controllo elettronico, con distribuzione della coppia completamente variabile. Lo scopo di questa offensiva elettronica? Mantenere la maggior quantità di gomma possibile sulla superficie stradale in qualsiasi situazione.

Che si tratti di sabbia, tornanti o neve, i programmi di stabilità calcolano la combinazione ottimale per ogni singola situazione. Solo così la Dakar preserva le proprie enormi riserve di sicurezza e dinamicità anche lontano dalle strade asfaltate. Per la 911 sono nati due nuovi programmi di guida: il Rallye, per avanzare ancheggiando leggermente, ma sempre in totale sicurezza, con tanto slittamento sull’asse posteriore, e l’Offroad, che mette in risalto la trazione. Questo programma prevede l’azionamento automatico del sistema di sollevamento, garantendo la massima distanza dal suolo alla carrozzeria fino a 170 km/h e rag­giungendo quasi il livello della Cayenne.

9:11 Magazin

La nuova 911 a trazione integrale in 9:11 Magazin - potete vedere l'intero episodio 23 con il titolo "Sporting Spirit" qui.

Alla luce del concept di base e dell’elettronica del telaio, per la Dakar è stata essenziale la programmazione. In tutto il mondo, gli esperti sono stati presenti a ogni test, occupandosi dei numerosi programmi applicativi, vale a dire del software dei sistemi di regolazione. La riduzione del 50 percento della rigidità delle molle, l’incremento dell’escursione di contrazione e dilatazione fino a 14,5 millimetri, il montaggio dei più rigidi cuscinetti motore della attuale 911 GT3: tutto questo è hardware, engineering classico. Ma senza gli esperti di computer niente è possibile. Anche il PSM (Porsche Stability Management) doveva capire la differenza tra pavé e sabbia desertica. «I colleghi hanno adattato in loco le loro applicazioni, permettendoci di testarle subito», spiega Lamparter. Nell’applicazione del PSM, sono state investite circa 2.000 ore di lavoro.

Apportare modifiche al telaio, però, non serve a nulla se gli pneumatici non possono metterle in pratica. Per questo Lamparter decanta il lavoro fatto da Pirelli per lo Scorpion All-Terrain Plus. «Già nella prima fase di configurazione, il risultato è stato straordinario. Abbiamo persino pensato di proporre le gomme di serie.» Perché le Pirelli convincevano anche sull’asfalto. «Sul circuito, questo pneumatico si consuma più lentamente di alcune gomme da strada», racconta Lamparter, che poi aggiunge sorridendo: «Si tratta di magia nera.»

O forse del risultato del know-how ingegneristico: del resto, lo pneumatico interagisce con il telaio sportivo più versatile al mondo.

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Stefan Anker
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