Di passione, paesaggi e amore

Porsche Svizzera: Retrospettiva: dal 30 maggio al 2 giugno del 2019 si è tenuto in Svizzera il 44° meeting internazionale del Club Porsche 356. Oltre 200 partecipanti da tutto il mondo sono stati allietati dalle bellezze della Svizzera centrale e anche da 105 vetture costruite tra il 1948 e il 1964

44° meeting internazionale del Club Porsche 356

Piacere di guida puro:

Piacere di guida puro:

il suono dei motori boxer a quattro cilindri raffreddati ad aria è musica per le orecchie degli amanti delle generazioni 356

Nella foresta riecheggia il sound tipico dei motori boxer a quattro cilindri raffreddati ad aria dei primissimi modelli della casa automobilistica tedesca Porsche. 105 esemplari di serie diverse della Porsche 356 stanno avanzando sotto un brillante cielo azzurro quando una Coupé non verniciata curva dietro l'angolo da ritardataria. Al volante una donna con i capelli corti e un sorriso disarmante. Gaby Straumann, svizzera, manovra abilmente la Porsche 356 Gmünd con guida a destra nel parcheggio sotto il fiabesco Grand Hotel Giessbach a Brienz. È una vettura con una tradizione agonistica: al volante di questa Porsche 356 Gmünd Otto Mathe, pilota austriaco dal talento versatile, ha vinto numerose gare negli anni Cinquanta. Dopo aver subito un tragico incidente in moto, che gli lasciò paralizzata la mano destra, durante una gara su pista di ghiaia a Graz nel 1934, fece convertire la 356 Gmünd alla guida a destra. Il pilota, soprannominato «Fetzer», afferrava il volante con la mano sinistra per eseguire il cambio marcia, una soluzione audace con la quale ottenne numerosi successi per il motorsport Porsche. Questo pilota eccezionale era l’idolo del compianto Niki Lauda.

Una donna per la quale guidare è sinonimo di libertà

Gaby Straumann associa questa 356 a grandi emozioni. Aveva già partecipato al meeting internazionale Porsche 356 anni fa con un’amica. All’epoca il percorso conduceva sull’imponente tragitto panoramico della Grossglockner-Hochalpenstrasse che durante l’evento era ancora fiancheggiata da muri di neve. L’auto non le ha mai dato problemi. «È stato uno dei miei viaggi più belli e allo stesso tempo il battesimo del fuoco della 356 Gmünd. Il mio ex marito non poteva partecipare e in realtà voleva noleggiare la vettura a un pilota quando decisi che, dopo una fase di restauro tanto lunga e costosa, avrei preferito guidarla direttamente io», racconta Gaby Straumann. E ride: «Me lo ricorderò per sempre».

Concentrati:

Concentrati:

Gaby Straumann e il suo co-pilota studiano il road book 

Per la madre di quattro ragazzi ormai adulti, che prendono parte al meeting del club con altre due vetture della serie 356/2-003 del 1949 e con la 356 B Cabriolet del 1963, guidare significa libertà. E sebbene abbia ottenuto tardi la sua patente – era stata bocciata più volte al test di guida – oggi non solo prende parte a viaggi in auto d’epoca con le sue 356, ma è anche una delle poche donne che guidano liberamente con passione una Porsche GT3 MR sui circuiti di tutto il mondo. «Amo entrambe le cose, viaggiare su auto d’epoca e correre a tutta velocità in pista. E, naturalmente, adoro la forma delle Porsche, il cui DNA può essere riconosciuto in tutti i modelli», racconta Straumann. Al meeting internazionale apprezza l’interazione semplice con persone da tutto il mondo che condividono la sua passione.

Ospiti da «Down Under»

Molti hanno viaggiato fin qui da molto lontano, facendo spedire con la nave le proprie vetture, tra questi Andrew Donelly con la sua compagna Clare Jeffries dall’Australia. Quasi all’unisono, la coppia si mostra senza fiato dall’entusiasmo per le «breathtaking surprises of the landscape». Una nuova sorpresa attende a ogni curva, appaiono laghi e montagne, la natura incanta. «Ti devi immaginare che viviamo in una zona calda e asciutta dell’Australia e possiamo goderci il bel verde della natura solo per breve tempo una volta all’anno, quando arriva la primavera», dichiara Donelly.

Tutti in fila:

Tutti in fila:

la Porsche 356 esalta giovani e meno giovani

Entrambi si commuovono visibilmente nel raccontare come questo sia il loro primo viaggio insieme in Europa con la Porsche 356 B Super 90 del 1961. Hanno fatto spedire l’auto in Italia e l’hanno ritirata dal container oltre una settimana fa. La coppia si è presa il tempo e il lusso di viaggiare da Livorno attraverso Emilia Romagna, Lombardia, Ticino ed Engadina fino a Hasliberg, e proseguire al punto di partenza del meeting internazionale del Club Porsche 356 al Bürgenstock Resort presso Lucerna. Sfortunatamente hanno incontrato per lo più brutto tempo. Solo all’inizio del meeting la Svizzera si è presentata sotto una luce migliore.

Porsche in tre parole:
forma, funzione e affidabilità

Quando gli si chiede di descrivere la sua Porsche in tre parole, Donelly ribatte subito: «Forma, funzione e affidabilità. Non sono mai rimasto in panne, sebbene l’auto sia in circolazione da quasi 60 anni – e la guido anche nella vita quotidiana, dove altre auto classiche non riescono a tenere il passo». Per di più, la sua passione per Porsche è ormai di lungo corso: «Quando avevo 14 anni la madre di una compagna di classe possedeva proprio una 356 B Super 90 di color giallo e rimasi conquistato dal design fin dal primo momento». A quel tempo, le strade australiane erano dominate dalle paffute vetture a quattro porte del marchio General Motors-Holden. La berlina di famiglia, con il suo motore a sei cilindri da 2,2 litri, impiegava quasi 30 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h; oltre i 117 km/h non si andava.

Andrew Donelly con la sua compagna Clare Jeffries:

Andrew Donelly con la sua compagna Clare Jeffries:

sono arrivati dall’Australia con la loro Porsche 356 B Super 90. Donelly giura sull’affidabilità della propria vettura

Donelly ride: «Certo, la Porsche 356 B Super 90 non è stata solo una rivelazione in termini di forma, ma anche per dinamica e velocità: in 13 secondi da 0 a 100 km/h, e la mia raggiunge ancora oggi una velocità massima di 180 km/h». Le cose più importanti per Andrew e Clare, quando parlano della loro auto, sono il divertimento di guida e le tante meravigliose esperienze durante le escursioni. A loro piace guidare molto, i prossimi giorni lo faranno in Svizzera prima di continuare per la Germania. Hanno programmato una visita guidata del Museo Porsche a Stoccarda per immergersi nella storia del marchio.

Che cosa lega un giradischi Dual a una Porsche 356 B T6 Cabrio?

Jürgen Eisenkopf e la sua compagna Andrea Esser vengono da una località vicina al confine olandese nel Land tedesco della Renania settentrionale-Vestfalia. Entrambi si sono entusiasmati sin dal viaggio verso l’hotel, come spiega Eisenkopf: «Sono stato finalmente in grado di far girare il motore in montagna, cosa che non ho mai avuto l’opportunità di fare a casa. Per me, uomo di pianura, è stato particolarmente divertente. Al Bürgenstock Resort siamo rimasti affascinati dal paesaggio svizzero così variegato sotto il sole splendente, con una magnifica vista sul Lago dei Quattro Cantoni». E la sua compagna coglie l’occasione per aggiungere che le persone qui sono straordinariamente cortesi e amichevoli.

Proprietario orgoglioso:

Proprietario orgoglioso:

Jürgen Eisenkopf può ridere soddisfatto, perché negli anni Settanta ha ottenuto la sua Porsche 356 B T6 Cabrio scambiandola con un giradischi Dual

Molte vetture hanno una storia dovuta alla loro età, ma la Porsche 356 B T6 Cabrio dei due ha una vicenda più che eccezionale. Negli anni Settanta l’allora compagno e attuale marito della sorella maggiore di Eisenkopf guidava una Porsche 356. Una domenica, Eisenkopf si recò insieme a lui a due villaggi di distanza per acquistare un volante in legno Nardi. «Comprammo il volante per 50 marchi e il rivenditore ci mostrò una Porsche 356, che pure voleva vendere, chiusa in un granaio». Mi chiese se non mi andasse bene. Risposi che non avevo né soldi né patente di guida. Ma il rivenditore insisteva e mi chiese se avevo qualcos’altro da offrire in cambio. Pieno di orgoglio menzionai il mio giradischi Dual, che avevo acquistato poco prima con i risparmi per il mio 17esimo compleanno. Avrei dovuto portarlo con me la prossima settimana, mi disse il rivenditore».

«Non avevo soldi, né una patente di guida» Jürgen Eisenkopf

Eisenkopf ride: «In qualche modo questa storia mi faceva sentire a disagio – ma comunque portai il giradischi a questo venditore così assertivo, come se io fossi telecomandato. Dopo una settimana mi ricontattò e mi propose uno scambio: si sarebbe tenuto il giradischi e io avrei preso la Porsche 356 con tutti i pezzi di ricambio dal suo magazzino. Voleva liberarsi della Porsche. All’improvviso mi ritrovai proprietario di una Porsche senza omologazione, non avevo né patente, né soldi e neppure il giradischi. Per innumerevoli giornate, settimane e mesi si sono susseguiti lavori di saldatura, avvitamento e restauro, ho investito tutti i miei soldi nella macchina. Quando finalmente ho ottenuto la patente, ho rivelato il segreto ai miei genitori», continua Jürgen. Quando gli si chiede l’importanza della Porsche nella sua vita, diventa un po’ sentimentale: «È come un membro della famiglia – e sono orgoglioso di poter trasmettere l’auto a nostro figlio che condivide l’amore per le vetture storiche». Per inciso, Jürgen Eisenkopf ha incontrato di nuovo per caso, dopo 30 anni, quel rivenditore, che da tempo, ovviamente, non aveva più il giradischi.

In ricordo di Ferry Porsche:

In ricordo di Ferry Porsche:

Cabriolet, Speedster o Convertible D. 105 vetture delle varie generazioni 356 sullo sfondo suggestivo delle montagne svizzere

L’organizzatore

La domenica mattina, dopo la colazione nella sala da ballo del Bürgenstock Resort, si vedono solo volti soddisfatti tra i partecipanti che ripartono. Uno dei responsabili principali sprizza felicità insieme a tutti gli altri: è Frank Baumann, il presidente del Club Porsche 356 Svizzera. «Abbiamo ospitato il meeting internazionale del Club Porsche 356 in Svizzera per la quarta volta dopo il 1989, il 1999 e il 2009, e sono lieto che ancora una volta siamo riusciti a presentare da vicino agli ospiti stranieri la diversità e la bellezza del nostro Paese, abbinate all’ospitalità svizzera», afferma.

«Certo, tutto questo non sarebbe stato possibile senza gli sponsor e i tanti che hanno aiutato», sottolinea Baumann. «Oltre alla loro normale attività, tutti hanno lavorato con molta passione per oltre un anno per preparare il meeting, senza alcun compenso. Le due giornate di escursioni sono state ben assortite e hanno presentato percorsi con momenti speciali», prosegue, «le cascate di Giessbach, il lago di Brienz nell’Oberland bernese o la gola dell’Aare. A coronamento del primo giorno, ovviamente, non poteva mancare una gita in barca sul Lago dei Quattro Cantoni. Il secondo giorno ci ha portato attraverso il distretto dei laghi di Lucerna con una sosta per il pranzo al Widenmoos, il principale business club svizzero di formato internazionale. Sono naturalmente molto grato che il meeting abbia avuto luogo senza incidenti o contrattempi. Non vedo l’ora di partecipare al 45° meeting internazionale del Club Porsche 356 a Monaco nel 2020 presso i nostri amici bavaresi».

Sabine Hauptmann
Sabine Hauptmann
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