Piacevole interludio

È uno dei violinisti di maggior successo al mondo: oltre alla carriera solistica, Daniel Hope è iniziatore e direttore di innumerevoli progetti musicali che lo fanno viaggiare instancabilmente. Nel corso della sua tournée mondiale si gode un veloce interludio – sulla Porsche Panamera.

Porsche Cayenne
Consumo carburante combinato: 9,2–9,1 l/100 km
Emissioni CO2 (combinato): 210–207 g/km
Classe di efficienza: G (Stato 07/2020)


Los Angeles. Nel Wallis Annenberg Center for the Performing Arts a Beverly Hills le signore in abito da sera siedono di fianco a ragazzi con la kippah e scarpe da ginnastica. Gli spettatori muovono le loro teste al ritmo di Vivaldi e di musica rock. Sul palcoscenico, Daniel Hope fa rivivere con il suo violino lo scatenarsi di un temporale estivo. Il 45enne suona una nuova interpretazione di un pezzo barocco di successo, con il quale gli è riuscito ciò che molti musicisti solo sognano: il suo album Four Season ha conquistato non solo gli inguaribili appassionati di musica classica ma anche i giovani.

Sul palcoscenico, Daniel Hope fa rivivere con il suo violino lo scatenarsi di un temporale estivo.

Il mattino dopo. In visita tra alti palmizi e grandi sogni. Hope siede nella Porsche Panamera e si gode un raro momento di tranquillità. E inizia a chiacchierare. Della musica. Di sé. E di quello che la musica può smuovere.

Nel suo ruolo di direttore dell’Orchestra da camera di Zurigo e della New Century Chamber Orchestra di San Francisco, Hope è al contempo dirigente e solista. Come direttore artistico della Frauenkirche di Dresda, a partire dal 2019 concepirà e organizzerà programmi concertistici. Con una notevole determinazione raccoglie sponsor facoltosi in tutto il mondo per i suoi progetti benefici. Ben 25 LP portano il suo nome in copertina. Hope calca circa 130 palcoscenici da concerto all’anno, una volta alla settimana conduce una propria trasmissione radio, scrive libri e articoli ospitati nei quotidiani. E lo si può vedere anche sul grande schermo – attualmente nel film documentario Daniel Hope – Der Klang des Lebens.

130 concerti all’anno:

130 concerti all’anno:

con il suo album «A Journey to Mozart», Daniel Hope riesce a entusiasmare anche i giovani adulti per la musica classica

Hope è nato a Durban da una famiglia di ebrei emigrati che sfuggirono dai nazisti in Sudafrica. Suo padre, uno scrittore critico del regime, seppe avvertire le durezze dell’apartheid. Nel 1975, Eleanor e Christopher Hope emigrarono a Londra con i loro due figli. Radici tedesco-irlandesi hanno pavimentato la strada per l’esilio. Sua madre trovò un impiego come segretaria e in seguito manager presso Yehudi Menuhin, uno dei più importanti violinisti del XX secolo. Da Menuhin Hope apprese fin da giovane il fascino del violino. A quattro anni ascoltò per la prima volta i brani che avrebbero cambiato la sua vita: Le quattro stagioni.

Oltre a Vivaldi, Beethoven e Mozart, Hope suona anche brani meno convenzionali. Nel suo album Escape to Paradise si dedica a compositori ebrei che, da esiliati negli USA, diedero forma al sound hollywoodiano degli anni Trenta – per Hope anche un’espressione del suo impegno politico. Esattamente come la «musica dimenticata» di compositori che furono vittime del terrore nazionalsocialista: Erwin Schulhoff, che morì nel lager di prigionia della fortezza bavarese di Wülzburg, oppure Hans Krása, la cui famosa opera per bambini Brundibár venne ripetutamente rappresentata durante il suo internamento nel campo di concentramento di Terezin. Oltre a numerosi concerti commemorativi per le vittime dell’Olocausto, attraverso la campagna «Tu was!» – Fai qualcosa! – si impegna attivamente contro il razzismo quotidiano. Per questo nel 2017 in Germania gli è stata conferita la Croce al merito, il massimo riconoscimento per lo straordinario impegno nella società.

Daniel Hope

Escape to Paradise

Determinato:

Determinato:

Daniel Hope ha cominciato a suonare il violino già a quattro anni. Oggi è un direttore d’orchestra, solista e direttore artistico di successo

Nel frattempo è andato ad abitare a Berlino, il luogo da cui i suoi nonni fuggirono appena in tempo al regime nazista. Era un desiderio coltivato da tempo: «Per me è stato sempre chiaro che a un certo punto sarei voluto ritornare. Berlino è una città così aperta e sfaccettata, in cui vi sono infinite storie da scoprire». Hope vive là con sua moglie Silvana, una pittrice tedesca, e il loro figlio che ha compiuto quattro anni. È ormai «arrivato», dice Hope, e questo nonostante sia in viaggio più di 200 giorni all’anno. Strapazzi di cui non si accorge nemmeno. «Faccio attenzione a trascorrere del tempo con la mia famiglia tra un progetto e l’altro», spiega Hope.

«La mia famiglia è il mio unico hobby» Daniel Hope

Talvolta moglie e figlio lo accompagnano in tournée, come adesso, negli USA. Nella tarda estate trascorre alcune settimane a casa a Berlino per svolgere in scarpe da ginnastica e polo il ruolo di consorte e padre di famiglia che va a passeggiare con il figlio allo zoo. La vita familiare non ha naturalmente solo pregi. «Prima di conoscere mia moglie, guidavo una Porsche 911 Targa (Typ 997). La prediligevo sopra ogni cosa e mi è stato molto difficile rinunciarvi», si ricorda Hope e sospira. La Targa ha ceduto il posto a una Cayenne, perché per lui un SUV «è semplicemente la migliore auto per la famiglia». Ma anche la Panamera ha affascinato la star internazionale. Con molto spazio per sognare, staccare la spina e ascoltare musica.

Perfetta per un veloce interludio, appunto.

Lena Siep
Lena Siep